Nel 1087 si impadronì di Ponza e Affile un cero Ildemondo, insediatosi a forza in queste terre, il quale fu osteggiato a lungo dall’Abate di Subiaco, Giovanni V che voleva riportare Ponza sotto il dominio dell’Abbazia, e a tal fine chiamò in suo aiuto Papa Pasquale II. Questi accorse in forza, Ildemondo fu sconfitto il castello riconquistato e riconsegnato all’Abate. Dopo alterne vicende nel 1176 per opera del Papa Alessandro III, Ponza ed Affile rimasero definitivamente in possesso dell’abbazia sublacense. Nei secoli seguenti avvicendarono numerose ribellioni contro i papi e gli abati commendatori fino a quando nel 1735, dopo che alcune famiglie romane ebbero la commenda del territorio sublacense, il territorio passa direttamente sotto il controllo dell’amministrazione dello stato Pontificio. |
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Nel 1861 Ponza passa a far fronte del Regno d’Italia. Dal 1892 Ponza deve cambiare nome per l’omonimia con le isole Ponziane e si chiama Arcinazzo Romano, prendendo il nome da quel Narzio, patrizio di Subiaco, vissuto nel IV secolo, che lasciò alla Chiesa e a Papa Damaso, suo padre spirituale i propri territori e la Rocca (Arce), posti sull’altopiano alle rapide falde del monte Altuino, a non molta distanza dall’antica via sublacense. Una diversa ipotesi è che l’etimo provenga dal nome di una concubina di Claudio, chiamata Arcinia, che qui aveva una villa: la località fu infatti abitata per lungo tempo dai romani: la testimonianza più evidente sono i resti di una grande villa imperiale posta a circa 6 Km, dall’abitato. Ancora oggi Arcinazzo può essere definito un paese prettamente medievale per quel che riguarda la parte vecchia o centro storico. Infatti se osserviamo la struttura degli archi, di alcuni portoni, di varie bifore, delle porte che chiudevano il paese, della torre che domina dall’alto, del campanile stesso, possiamo immaginare quando i Ponzesi erano costretti a vivere la vita del castello, arbitro del quale era il signorotto. |
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