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San Giorgio Martire

Il nome Giorgio deriva dal greco e vuol dire coltivatore della terra, contadino. Non si hanno molte notizie sulla vita di S. Giorgio ma sappiamo che egli è storicamente vissuto. Si può desumere sia nato attorno al 270 d.C. in Cappadocia, nell’altopiano dell’Asia minore da genitori che professavano la fede cristiana. In giovane età perse il padre e si trasferì nel luogo nativo della madre, in Palestina. Diventato ormai adulto, Giorgio decise di arruolarsi nella milizia di Diocleziano esercitando a Nicomedia. Nel tempo durante il quale prestava servizio militare, come racconta la leggenda, affrontò ed uccise il drago nelle vicinanze della città di Berito. La lotta e la vittoria sul drago, rappresenta la lotta e la vittoria del bene sul male. Intanto Diocleziano, odiando i cristiani e vedendo che la maggior parte dei suoi soldati lo era, emanò un editto contro di essi: sono gli anni della persecuzione dei cristiani. Così molti soldati e molti cristiani furono uccisi mentre altri, invece, rinnegarono la propria fede, ma Giorgio non esitò a professare esplicitamente la sua fede in Cristo. Così l’imperatore lo sottopose a molte torture dalle quali egli ne uscì incolume come ritengono alcune leggende, mentre leggende di altre tradizioni ritengono che Giorgio sia morto e risorto per ben tre volte ma che alla quarta volta abbia ricevuto la corona del martirio.

 

San Giorgio fu uno di quei pochi santi ad avere molta venerazione. Il suo culto comincia a diffondersi nell’oriente per poi espandersi anche in occidente. A favorire questa espansione fu il fatto che a Lydda, vicino la Palestina, si trovava la tomba di S. Giorgio e tutti i pellegrini che si recavano in Terra Santa passavano di lì per visitare la basilica, portando al ritorno del loro viaggio la testimonianza oltre che di Cristo anche di S. Giorgio. Il culto si diffuse velocemente nelle vicine terre del nord-Africa, in Egitto, in Etiopia, a Bisanzio, nel Caucaso, nei Balcani e in Georgia dove, dopo la conversione al cristianesimo, la nazione assunse il nome dello stesso Santo che i georgiani ritengono oriundo del luogo. La Chiesa Orientale non ha mai smesso di celebrare con grande solennità il culto del martire, a differenza della Chiesa Cattolica che ha avuto forti dubbi riguardo la figura di S. Giorgio tanto da declassare la festa da memoria obbligatoria a facoltativa. In seguito il culto, però, fu ben presto rivalutato. Il culto del Santo è ben diffuso in tutta la Chiesa di rito bizantino tra cui la Grecia, i paesi balcani, la Romania, la Serbia e la Bulgaria in cui vennero intitolati a S. Giorgio molti monasteri e chiese e in questi luoghi sono tantissimi gli affreschi e le icone che lo raffigurano. Molto importante è il culto del Santo in Russia tanto che la sua figura venne adottata come riferimento principale nello stemma della famiglia imperiale degli zar. Esso si espande in Francia, in Germania, in Portogallo, in Spagna, nella Repubblica Ceca, nella penisola Scandinava ma in particolar modo in Inghilterra a partire dal VII-VIII secolo, dove San Giorgio viene nominato patrono. Il culto è molto diffuso anche nell’isola di Malta. In Italia invece il culto si diffuse tra la fine del V e l’inizio del VI secolo. La prima città italiana dove è documentato il culto a S. Giorgio è Roma. A S. Giorgio venne dedicata la chiesa del Velabro dove, dopo circa un secolo, venne collocata la testa del martire traslata dalla Cappadocia ad opera del papa greco Zaccaria. La città di Ravenna che fu la seconda città dopo Roma dove fu documentato il culto. Ferrara, dove il culto risale tra il VI e VII secolo, è invece una delle prime città e diocesi italiane ad eleggere S.Giorgio come proprio patrono e a dedicargli la cattedrale. In molti secoli il culto a S. Giorgio in Italia si diffuse sempre di più e sorsero innumerevoli chiese in suo onore: oltre che a Ferrara, anche a Reggio Calabria, a Genova, a Venezia e a Campobasso, le più importanti. In Italia sono circa quattrocentottanta i comuni sul cui territorio sorge una chiesa dedicata a S. Giorgio.

 

Quanto antica sia, da parte della chiesa, la designazione ufficiale a patrono dell'antica Ponza1 risulta difficile stabilirne la data, mentre, stando ad attendibili documenti, è del tutto possibile fissare con molta approssimazione l'epoca cui risale la devozione. Una delle prime citazioni della chiesa di S. Giorgio è riportata in "Chronicon Sublacense" che riporta il periodo 593-1369 in cui sono descritte le vicende storiche del territorio ponzese ed affilano e per il cui possesso vi furono lunghe e cruente contese tra la Chiesa e il feudatario Ildemondo, a parziale conclusione delle quali, nel 1115, il Papa Pasquale Il, conferma al Monastero Sublacense2 i castelli di Affile e Ponza e le chiese di Sant'Angelo in Affile e quella di S. Giorgio. Se la citazione della chiesa di S. Giorgio è del 1115 è del tutto probabile che essa esistesse già negli anni precedenti e quindi risalente ai secoli decimo o undicesimo. Di conseguenza c'è da dedurre che la devozione degli antichi ponzesi verso S. Giorgio sia antica quanto il paese e che pertanto dovesse essere il suo naturale protettore. Nella Visita Pastorale del 1671, il Cardinale Carlo Barberini annotò che nella chiesa di S. Giorgio protettore di Ponza, che allora contava 600 abitanti, vi era la statua marmorea di S. Giorgio. Quasi certamente si trattava di quella attuale che è di gesso ed ora priva della pulzella che venne eliminata in occasione di alcuni lavori di manutenzione e della collocazione di un altare di marmo, offerto dall'associazione locale dei Carabinieri in congedo, di cui era presidente l'ex appuntato Giuseppe Licorni di Domenico. Nella Visita Pastorale del 1773, il Cardinale G. Angelo Braschi, commendatario di Subiaco, che poi fu Papa con il nome di Pio VI, rilevò che nella chiesa di S. Giorgio vi trovò il frate Paolo Trecca , ponzese, che "conduceva vita eremitica e dava ottimo esempio. E' certo che la chiesa di S. Giorgio, nel corso dei secoli subì più di un ampliamento, sia in lunghezza sia in altezza pur conservando lo stile architettonico e, in particolare, la capriata di legno, cosa che era possibile notare fino al 1953-54 allorché, avendo subito qualche lieve danno bellico, durante il conflitto 1940-45, venne riparata dallo Stato e, a cura dell'Amministrazione Comunale venne sopraelevata di circa m. 1,50. In tale occasione le facciate esterne, che fin dall'origine erano a faccia vista, vennero intonacate secondo lo stato attuale. La chiesa di S. Giorgio, sebbene fuori le mura e quindi rurale, aveva il suo cappellano, il quale usufruiva di beni spettanti appunto alla cappellania di S. Giorgio, diocesi di Subiaco. L’inventario dei beni della Cappellina di S. Giorgio riporta l'intera consistenza dei beni che nel 1826 era costituito da terreni seminativi, vigneti e castagneti. In merito alla venerazione dei ponzesi nei riguardi del loro protettore, sia dal punto di vista religioso che civile, il periodo che è possibile descrivere, sulla base di documenti attendibili, può decorrere dalla fine del 1500 ai nostri giorni. Il più antico Statuto di Ponza, conservato presso l'Archivio di Stato di Roma, venne compilato tra il 1597 e il 1601. Il suo frontespizio reca lo stemma di S. Giorgio con la scritta "PONTIAE COMMUNITAS" e quello del Cardinale Ascanio Colonna, Commendatario di Subiaco il quale approvò lo Statuto medesimo previo benestare del Papa Clemente VIII. Riguardo al culto religioso, la chiesa locale disponeva di una liturgia propria riguardante la Messa e il Vespro che era composto di sei salmi con relative antifone e l'inno dei Martiri "Deus tuorum militum" e veniva cantato la sera della vigilia, la sera della festa e, successivamente, per tre sere, nella chiesa di S. Giorgio. La sera della festa, prima del canto vespro, c’èra l’esposizione delle reliquie custodite in parrocchia. Con particolare e sentita devozione, il 23 aprile giorno della festa, veniva fatta la processione più o meno come si usa fare ancora oggi alla cui organizzazione ed espletamento provvedevano i membri della Confraternita di S. Giorgio. Fino alla metà degli anni 1950-60 il contributo della popolazione era costituito non solo in denaro, ma anche dal grano. La parte folcloristica della festa era costituita dallo sparo dei mortaretti, confezionati in loco con polvere pirica compressa da calcinaccio e fatti esplodere la vigilia della festa e durante il passaggio della processione, il giorno della festa, in Piazza S. Giorgio. La banda musicale in genere era quella locale che ad Arcinazzo, da oltre un secolo non è mai mancata salvo alterni ma non lunghi periodi. La sera della festa, oltre alla proiezione di films in piazza S. Lucia, una delle attrattive più popolari e divertenti era l'innalzamento del pallone aerostatico e il ballo della Signoraccia. I primi films dati in Piazza durante la festa patronale risalgono agli anni 1930 . Alla fine della prima guerra mondiale, attorno al 1919 - 20 venne istituita la ripetizione della festa nella seconda domenica di settembre. Tale decisione, sicuramente fu presa per consentire ai tanti braccianti, uomini e donne, che in aprile stavano fuori del paese perché trasferiti nell'Agro Romano per i lavori agricoli stagionali; ma anche, e soprattutto, per consentire a parecchie famiglie che dalla fine di settembre e fino ai primi di luglio vivevano nell'Agro Pontino nel territorio di Nettuno sia come allevatori di bestiame bovino ed equino, sia come coloni di grossi proprietari di quel territorio. Altro motivo dei festeggia menti estivi del Patrono e della istituzione della fiera di merci e bestiame era quello che verso la metà di settembre i lavori di raccolto del grano erano quasi o del tutto terminati e quindi dare la possibilità di festeggiare il Patrono in un periodo di relativo relax. Con il mutare degli usi e costumi di una popolazione essenzialmente rurale quale era quella di Arcinazzo, ma principalmente perché la seconda domenica di settembre le ferie erano terminate, la popolazione locale in genere era tornata alle normali attività, avvenne che la partecipazione ai festeggiamenti veniva sempre più ad affievolirsi, sicché l'Amministrazione Comunale, d'intesa con i parroci, con la deliberazione consiliare n, 29 del 4 ottobre 1958, decise di avvicinare i festeggia menti estivi del Patrono con quelli dell' Assunzione3, ma tenendo conto delle feste e delle fiere di merci e bestiame dei Comuni confinanti e cioè Affile, Subiaco, Piglio e Trevi nel Lazio. Si tenne quindi conto che stabilendo la festa la prima domenica di agosto poteva essere troppo coincidente con i lavori del raccolto del grano e con la Madonna del Giglio di Affile; la seconda con la festa di S. Lorenzo di Subiaco e Piglio, la terza con l'Assunzione, la quarta con S. Pietro di Trevi nel Lazio. Fu scelta, quindi la penultima domenica perché non può esserci prima del 17 e non dopo il 24 agosto, quando cioè il turismo locale e forestiero ferve nel periodo ferragostano. Oggi i festeggiamenti estivi in onore del Patrono, vengono curati dall’Amministrazione Comunale che ogni anno istituisce un comitato dei festeggiamenti. Sebbene salda sia stata ed è la devozione di Arcinazzo verso S. Giorgio, qualche credenza piuttosto leggendaria vi si radicò nei secoli scorsi e di cui oggi non se ne parla più. Che i ponzesi ricorressero alle processioni per implorare l'intervento di S. Giorgio contro i disastri naturali e soprattutto la siccità il cui perdurare metteva a repentaglio i raccolti e quindi determinare la carestia e fame, sono fatti che avvenivano fino a non molti anni or sono. Un prodigio gli antichi ponzesi attribuirono alloro Protettore secondo il quale nei secoli scorsi furono risparmiati da un colera, a quei tempi molto frequenti; il morbo venne bloccato, per l'intervento di S. Giorgio, ai limiti del confine con Affile ed esattamente nel posto ancora oggi detto "Piede del Cavallo" (Ju peie e gliu cavaglio). In quel punto S. Giorgio apparve a cavallo del suo destriero e con un impetuoso salto dall'alto in basso ricacciò il morbo a valle con un impeto tale per cui uno zoccolo ferrato del cavallo rimase scolpito su una roccia. Tale segno, vero o leggendario che sia, era visibile, nei pressi del bivio della strada per Arcinazzo, fino a quando non venne aperta una cava di pietra non molti anni or sono.

1- Ponza: antico nome di Arcinazzo Romano (fino al 1892).
2- Fino all’ottobre del 2002, l’Abate era anche ordinario della Diocesi di Subiaco. Ora con la nuova riforma, la diocesi di Subiaco è stata smembrata in tre parti e noi di Arcinazzo Romano siamo transitati nella diocesi di Tivoli (Roma).
3- Mentre il patrono della comunità parrocchiale di Arcinazzo Romano è San Giorgio, alla Madonna Assunta in Cielo è intitolata la nostra chiesa parrocchiale.
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